Un Cioccolatino Storico. “La Madonna di Pietraquaria” raccontata dallo storico avezzanese Bernardino Jatosti
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori, ma soprattutto benvenuti al secondo appuntamento di questa settimana con i racconti del Cioccolatino Storico.
Visto e considerato che oggi è la Madonna di Pietraquaria ci piacerebbe farvi leggere un pensiero che scrisse un celebre storico avezzanese di nome Bernardino Jatosti nel suo libro “La Storia di Avezzano” vol.1 del 1876 su questa festa.
Vi riportiamo INTEGRALMENTE il paragrafo com’è scritto, ovvero nella lingua del tempo senza inventarci niente oppure modificare il contenuto (cosa che non abbiamo mai fatto nei racconti precedenti).
Dai, iniziamo!
“Fra le tante, la Chiesa, alla quale il popolo Avezzanese professa culto, e divozione speciale, è quella dedicata a Maria SS. di Pietraquaria, sita al sud-owest sul monte, che prospetta la nostra città. Nel luogo, ov’essa è posta, doveva esistere in tempi sommamente remoti o qualche meschinissimo villaggio di poche case, o (quello, che é più probabile) un fortino di antiguardo.
Ciò è facile a rilevarsi dai ruderi di muraglia tuttora esistenti, e visibili.
Deve supporsi, che quel villaggio, o fortino, ed una Cappelletta dedicata alla Vergine, vi esistessero ancora nel dodicesimo secolo dell’Era cristiana; perché si legge in un’antica tabella, che Ruggero Conte di Alba arricchisse quest’ultima di preziosi doni.
Deve ritenersi egualmente, che il villaggio, e la cappelletta contemporaneamente o crollassero per terremoto, o fossero dalla mano dell’uomo distrutti: il certo si è, che il quadro rappresentante la nostra Protettrice venne dalle rovine sepolto; e che gli Avezzanesi non ne fecero alcuna ricerca, perché lo crederono del tutto infranto, e triturato.
Lo scorrere di più che 200 anni aveva quasi cancellato dalla memoria di tutti la ricordanza di quella sacra Immagine, quando avventuratamente fù dato rinvenirla, per vero miracolo intatta, e come nulla avesse dalle ingiurie del tempo, e dalla ruina sofferto.
ll popolo allora sentì rinascersi in cuore, ed accrescersi per sfatto portento l’avita divozione; e, gareggiando di zelo, dì spese, e di fatiche, fece sorgere nel 1614 il piccolo Tempio, in cui oggi si ve nera, più ampio, e decoroso della caduta cappella.
A questo si addisse un custode, che chiamossi l’Eremita. Stimo inutile il dire come questo Santuario richiami l’accorso degli abitanti dei vicini paesi, e come la divozione alla Madonna di Pietraquaria siasi oltre misura infervorata dal 1779 in proseguo per lo miracolo operato ai 5 Maggio di quell’anno.
Fu troppo grande ed evidente per essere consacrato a perpetua memoria.
Spaventevole calamità opprimeva Avezzano, e le ville circostanti.
Un morbo sterminatore minacciava a tutti imminente la morte: lo scarsissimo raccolto dell’anno antecedente erasi dell’intutto consumato, e nessuna speranza ponevasi nella futura mèsse per la non interrotta siccità di circa dieci mesi.
Perciò non si aveva in lugubre prospettiva, che lo spavento, l’orrore, e la disperazione. Una nime allora fu voto di ricorrere alla pietosa Vergine, e premesso un rigoroso digiuno, penitenze sacramentali, ed altre prattiche divote, si ascese il monte, bagnando di profuse lagrime la via; e la sacra Immagine fu condotta fra i gemiti, e le speranze nella Chiesa Colleggiata.
E le preghiere furono esaudite, e le speranze non rimasero deluse!
«Cosa mirabile a dirsi! (sono parole della tabella citata) nello stesso giorno, copertosi il cielo non di tempestose, ma di benefiche nubi, tanto copiosa, e salutare cadde in queste regioni la pioggia, che il morbo pestifero scomparve, rinverdirono i seminati, ed abbondantissima fu la raccolta de’ cereali, dei frutti, e delle uve.
In ringraziamento di tanto miracolo si stabili di celebrarsi un’annua festa votiva nel 27 Aprile.
Mi resta a dire, che la invenzione del Quadro diede base ad una specie di legenda, la quale narrata da padre a figlio trovasi tuttora in bocca del volgo.
Questa riporta, che un innocente pastorello addetto al servizio della famiglia Decii sedeva a guardia di un branco di agnelli sulle rovine di quella chiesuola.
Era sordo-muto, e si era lasciato sorprendere dal sonno.
D’improviso fu scosso, e destato da una donna di bellissimo, e maestoso aspetto, e decorosamente vestita, la quale: «Alzati, e và, gli disse «e ben la intese il pastorello, che in un tratto udito, e loquela aveva ricuperato vanne al Parroco di Avezzano, e digli in mio nome, che venga processionalmente co’ suoi filiani in questo luogo, ove tu lo guiderai, e faccia da quelli rimuovere le ammonticate pietre delle macerie.
Vi troverà l’antica mia Immagine. Io sono Maria di Pietraquaria».
Così detto, la bella Matrona disparve.
Il Pastorello corse ad annunziare al Parroco cosi lieta novella; e costui prestò al racconto piena credenza, perché era già un evidente miracolo, che avesse udito, e special mente che parlasse un sordo-muto.
La Leggenda finisce con la narrazione dello sgombro della maceria, e del reperimento del Quadro.
Fa maraviglia, che più di un Predicatore di nomedistinto abbia annesso a questo racconto tale importanza da farne tesoro nella orazione panegirica declamata in onore della Vergine!”.
Maria di Pietraquaria, proteggi Avezzano e la Marsica intera.
Un Abbraccio Storico