Un Cioccolatino Storico. “La pesca nel Fucino” descritta in un documento del 1870
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al quotidiano appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Quest’oggi ci piacerebbe farvi leggere una relazione fatta dal sotto prefetto Camponota ad Avezzano il 18 aprile del 1870 inerente alla pesca nel Lago Fucino (cfr Targioni Tozzetti “La pesca in Italia, vol. II parte II 1874). E’ una descrizione assai interessante, visto che siamo “nel pieno” dei lavori di prosciugamento del Lago Fucino (che sarà completato il 1° ottobre del 1878).
Questo è il testo del documento riportato in lingua originale dell’epoca, buona lettura:
“La pesca che si esercita nel lago Fucino si distingue in due diverse specie, cioè in pesca d’inverno e pesca di estate. La pesca d’inverno incomincia dal mese di ottobre e termina a tutto marzo. Quella di estate incomincia nel mese di maggio e termina in settembre. In quanto ai pesci che popolano il lago attualmente, le principali specie sono la Tinga (Tinca) e la Lasca volgarmente detta Pesce antico. Vi si trovano anche delle specie in minor quantità e di minor pregio, che i pescatori chiamo Scardafa o Marrocchio e Pinaroli. Si fa osservare però che un tempo si pescavano nel lago anche dei Barbi in gran quantità, ma circa quattro anni fa apparve nel lago un fenomeno sin golarissimo, in seguito del quale una enorme quantità di pesce peri e fu gitato alla riva. Il Barbo fu interamente distrutto, di tal che dopo quell’epoca neppure uno ne è stato pescato.
La pesca d’inverno si esercita coi così detti Mucchi. Consistono in un grande ammasso di fascine che si dispongono entro le acque ed ove il pesce va ad annidarsi e fecondarvi. Il Mucchio si circonda quindi di un riparo composto di nove tele per Lecco, Ortucchio e tredici per S. Benedetto, qual differenza di numero è in ragione della maggiore profondità delle acque. Questo apparato serve ad impedire al pesce l’uscita, è sostenuto da pali infissi nel fondo. Ognuna di queste tele è della larghezza di metri 0.85 e della lunghezza di m. 70 in circa. Al riparo così composto si praticano delle aperture alle quali si applicano le reti che sono di diverse specie: I Pisanelli o Buscianelli nel numero di cinque; Le Vadicchiole anche nel numero di 5; I’Vadicchi o Serbatoi nel numero di tre; I Spessi o Cargioni nel numero di due. Di queste diverse denominazioni non si saprebbe indicare il corrispondente vocabolo italiano. Giunto il momento della pesca il Mucchio vien disfatto ed il pesce snidato cerca di salvarsi per le aperture del riparo e quindi capita nelle reti, che i pescatori poi, quando son ben piene tirano a borbo delle loro barche. La pesca dei Mucchi si usa per tutte le specie di pesce che popolano il lago. Venendo ora alla descrizione delle varie parti componenti questo sistema di pesca, si fa notare. – Che la larghezza di ogni tela formante il riparo è di m. 0.85 e la lunghezza di m. 70 in circa. La lunghezza dei Pisanelli o Buscianelli è di m. 9, e la larghezza delle maglie è di millimetri 14. Tutte le altre reti di sopra indicate hanno la medesima larghezza nelle maglie. Le Vadicchiole sono reti in lunghezza di m. 3; la loro forma è quella di due coni uniti per le basi il di cui diametro e di m. 2.50; la larghezza delle due opposte bocche o vertici dei due coni è in circonferenza di m. 0. 75. I Serbatoi o Vadicchi sono in lunghezza di m. 5 circa, avendo essi la stessa forma delle Vadicchiole, il loro maggiore dia metro è di m. 4 ed il minore quello delle bocche di m. 1.
La differenza tra le Vadicchiole ed i Vadicchi, oltre alla diversa dimensione, consiste anche in tre cerchi di legno di cui sono muniti i secondi, uno più grande nel mezzo e due più piccoli alle estremità, mentre le Vadicchiole ne hanno sol uno nel mezzo. Gli Spessi o Larcioni sono simili ai Pisanelli, hanno però le maglie alquanto più grandi. I pali che sostengono il riparo, nel dialetto locale denominati passoni o pascioni, sono nel numero di 50 della lunghezza di m. 9 per Lecco, 10 o 11 per Ortucchio e 12 o 13 per S. Benedetto. Nella estremità che va sotto le acque la loro spessezza è di m. 0.30 o di m. 0.35 di cir conferenza. Vi sono ancora delle lunghe aste munite alla estremità di un uncino di ferro, nel numero di otto almeno per riparo della medesima lunghezza dei passoni e della spessezza verso l’uncino di m. 0.20 di circonferenza, quali servono per estrarre le fascine dal mucchio. Per sostenere il riparo fa d’uopo ancora delle funi nel num. di 10 e della lunghezza ognuna di m. 35. Sciabaco. Infine havvi un’altra rete chiamata Sciabaco della stessa lunghezza del riparo cioè di circa m. 79. Le maglie nel sacco cioè nella estremità hanno la succitata larghezza di 14 millimetri, ma poi vengono gradatamente crescendo sino a raggiungere un diametro di millimetri 85. 5. Il prezzo medio di questi ordigni ed utensili di pesca è : Pel Riparo di Lecco di 9 tele .. L. 680 in circa. Per quello di Ortucchio di 10 tele. Per quello di S. Benedetto di 13 tele >> 546. I Pescatori di Lecco si proveggono di dette tele o in Sora (Provincia di Terra di Lavoro), o in Pescina nella Marsica (Provincia di Aquila). I pescatori di Ortucchio e S. Benedetto si provveggono sul luogo. Il valore dei Pisanelli è per ognuno di L. 30. II Valore delle Vadicchiole di L. 12 in circa. Il prezzo medio dei Vadicchi o Serbatoi è per ognuno di L. 42 in circa.
Lo Sciabico o Sciabica è del valore di L. 50 in circa. I Larcioni o Spessi costano L. 13 l’uno. Ogni palo o pascione costa L. 1. 25. Ogni asta L. 4. 25; ogni fune L. 4. 25. La pesca estiva si esercita collo Sciabaco o Sciabica, coi Larghi, colle Retelle e colle Lenze. Lo Sciabaco più grande di quello inserviente alla pesca del Mucchio è della lunghezza di metri 80 in circa, la lar ghezza delle maglie è di circa 18 millimetri ed il suo va lore può ammontare a L. 85. Largo. Altro ordigno è il così detto Laryo, specie di sacco o imbuto le di cui maglie hanno il diametro di millimetri 24 nella coda; crescono poi gradatamente fino alla larghezza di millimetri 30 verso la bocca; la loro lunghezza approssimativa è di m. 1.80 e il diametro della bocca di m. 1.50 che gradatamente decrescendo finisce a zero nella coda. Il prezzo di ogni Largo è di L. 2. Le Retelle così dette sono lunghe m. 4 e larghe m. 1.50, hanno le maglie della larghezza di centimetri 4 quadrati; servono per la pesca delle sole Tinghe, mentre le altre reti si adoperano per tutte le altre specie, costano infine L. 10 ognuna Lenze. Finalmente le Lenze consistono in un lungo filo di rete della lunghezza di m. 100 o più al quale, alla distanza di ogni 20 centimetri si applicano dei piccoli uncini a forma di amo. Il prezzo di ognuna di L. 5 circa. Di tutti questi ordigni se ne può permettere l’uso, nessuno essendo di per se essenzialmente distruttivo della pesca. Non vi sono luoghi di pesca riservati. Non esiste alcun stabilimento di pescicoltura. Può ritenersi che un terzo solo del pesce pescato serve al consumo locale. Gli altri due terzi vengono esportati nei varii paesi della provincia ed a Roma. Il prezzo medio di ogni chilogramma di pesce è di L. 0. 30. Il numero dei pescatori a Luco è di 240; ad Ortucchio aumenta a 100, ed a S. Benedetto 130.
Le barche usate dai pescatori hanno tutte la stessa forma, ma sono di diversa grandezza. Le barche più grandi sono dette barche caporali o barche di riparo ed anche navi. Le altre più piccole sono nella pesca adiutrici delle caporali, si tirano a secco mentre le piccole esercitano la pesca estiva. Tutte le barche sono a fondo piatto e quindi appartengono a quella specie di barche, che in italiano chiamansi Sandalo. Non hanno chiglia, nè carena, non alberi, non vele, nè timone: non si spalmano di catrame, ma si otturano nelle connessure una specie di alga. Hanno eguale larghezza e forma a prua ed a poppa, cosicchè può la barca rifare il suo cammino e tornare indietro senza vi rare di bordo. Pesantissime alla manovra che si esegue con lunghi e grevi remi, sono di facile approdo nei bassi fondi. Il numero delle barche ammonta attualmente a 210, delle quali 120 appartengono a Luco, 30 ad Ortucchio e 60 a S. Benedetto. Il guadagno medio dei pescatori è di L. 1.70 al giorno. Le barche appartenendo agli stessi padroni del riparo detti Caporali, ne consegue che i pescatori che vanno a la vorare sono dei giornalieri ai quali si paga la giornata di L. 1.70 di cui nel precedente numero. Conseguentemente non hanno ripartizione dei proventi i quali vanno a bene ficio esclusivo del Caporale padrone del riparo. Il lago è stato immensamente ristretto per le opere di prosciugamento eseguite dal Principe Torlonia; attualmente la sua superficie su la quale si esercita la pesca è di circa 11,000 ettari. Non si conosce altra disposizione in vigore relativa alla pesca nel Fucino che un’ordinanza dell’Intendente di Aquila del 26 gennaio 1860 relativa alla percezione del sesto a favore del proprietario del diritto di pesca, di cui si alliga copia alla presente”.
Un Abbraccio Storico