Un Cioccolatino Storico. La Settimana Santa … L’Ultima Cena
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. Oggi entriamo in quel momento della Settimana Santa che prende il nome di “Triduo Pasquale”: un tempo in cui il fedele fa memoria della Passione, Morte e Resurrezione di Gesù Cristo.
Il Giovedì Santo rappresenta, per il credente e il non, uno dei momenti importanti della sua vita religiosa: è il giorno in cui Gesù Cristo – oltre nell’istituire il ministero sacerdotale- istituisce l’Eucarestia e lo fa in un momento fondamentale della vita di un ebreo, ovvero la Cena di Pasqua.
Già, ma vi siete mai chiesti cosa mangiarono Gesù e i suoi apostoli durante l’Ultima Cena? Diciamo che i vangeli canonici sono molto scarni nel darci delle informazioni dettagliate riguardo il cibo consumato da Gesù e dagli Apostoli. E qui vi facciamo il classico esempio:
- In Matteo 26,26-27 troviamo scritto: “Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate; questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro […]”;
- In Marco 17,22-24 troviamo scritto: “Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: «Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza versato per molti […]”;
- Infine in Luca 22,19-20 troviamo scritto: “Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» […]”;
Se i tre evangelisti che vi abbiamo citato poco fa (eccetto Giovani che ci racconta della lavanda dei piedi) mettono in risalto il Pane ed il Vino, la cena ebraica non era così “povera” anzi…
Sicuramente Gesù e i suoi apostoli, sulla grande tavolata, posta all’interno del cenacolo che geni dell’arte umana hanno descritto assai bene, potevano trovare dei succulenti cibi. Ed erano:
- La matzah, ovvero il pane azzimo, in ricordo del frettoloso abbandono delle case in occasione dell’uscita dall’Egitto, durante il quale gli Ebrei non ebbero il tempo di lasciar lievitare il pane prima di cuocerlo;
- Il karpas ovvero il gambo di sedano come frutto della terra e simbolo primaverile;
- Le maror sono le erbe amare in ricordo della dura schiavitù in Egitto;
- La charoset una marmellata di noci, datteri, mandorle e miele il cui colore ricorda la malta utilizzata per costruire gli edifici in Egitto durante la schiavitù;
- La beitza ovvero l’uovo sodo, simbolo di lutto;
- Lo zeru’a la zampa arrostita di capretto come simbolo dell’agnello pasquale.
Durante il pasto pasquale si bevevano 4 coppe di vino e toccava al capofamiglia benedirlo, e nell’Ultima Cena fu proprio Gesù nel benedire questa bevanda.
E per salutarvi, carissimi lettori – dandovi appuntamento a domani – ci piacerebbe farvi ricordare una scena assai commuovente del film “Il Compagno don Camillo”. In questa scena il battagliero parroco, provando compassione per lo stato in cui era ridotta la chiesa russa – era adibita a granaio- si lamentò con Gesù, che gli disse: “È piena di grano, dal grano si fa il pane e il pane sono io…”.
Buon Giovedì Santo.