Un Cioccolatino Storico. “L’ultima sfida (vinta) di Corradino di Svevia”, storia dei un miracoloso salvataggio
NAPOLI- Carissimi lettori benvenuti al consueto appuntamento settimanale con i racconti del Cioccolatino Storico. Siccome oggi ricorre l’anniversario della celeberrima “Battaglia dei Piani Palentini” (o di Tagliacozzo, così nessuno si incavola) avvenuta il 23 agosto del 1268, abbiamo deciso di raccontarvi una storia che esula dalla battaglia stessa, anche se è strettamente correlata ad essa. La scelta di non parlarvi direttamente di tale battaglia è chiara, si è detto tanto su di essa e, purtroppo, è vittima di un forte campanilismo che può distorcere il reale corso storico di tale evento. Nonostante ciò, la storia che oggi vi racconteremo è assai interessante, prendetevi un paio di minuti di relax e seguiteci.
Tutto ebbe inizio nel lontano 29 ottobre del 1268 quando a Napoli – precisamente in Piazza del Mercato – furono decapitati, per volere di Carlo I d’Angiò, Corradino di Svevia e Federico d’Austria. Subito dopo l’esecuzione della condanna, i corpi dei due giovani furono brutalmente gettati all’interno di un fosso anonimo e prontamente ricoperto da pietre.
Ovviamente il barbaro trattamento riservato ai corpi di quei due nemici colpirono profondamente l’arcivescovo di Napoli Aiglerio che fu vescovo della città dal 29 ottobre 1266 al 6 novembre circa 1281 anno della sua morte: essendo francese come i nuovi sovrani, lì convinse nel traslare i corpi all’interno della Basilica del Carmine. E questo spostamento è confermato da un’importante rinvenimento archeologico avvenuto nel 1670 quando, a seguito di lavori di restaturo, due cassette in piombo contenenti resti umani. Su una di essa c’era scritto “Regis Corradini Corpus”.
Nel 1847 re Massimiliano II di Baviera fece erigere la statua-monumento a Corradino (opera degli artisiti danesi Thorvaldsen e Schopf) e all’interno del piedistallo furono poste le ossa che fino ad allora avevano riposato nel cappellone della Madonna. Tenete a mente il piedistallo in questione.
Sembrava che, dopo i lavori del re di Baviera, il povero Corradino di Svevia si apprestasse nel riposare degnamente per il corso della storia. Ma nel 1943, altri tedeschi assai più molesti del povero Corradino di Svevia tentarono, in tutti i modi, di disturbare il sonno del giovane principe.
Tutti noi sappiamo che Adolf Hitler era “affascinato” dalla storia mitica (e abbastanza travista) del popolo germanico e, mandava spesso reparti d’élite delle SS per trovare l’origine mitica della Germania. Bene, mandò un manipolo di SS nella basilica del Carmine per trafugare le ossa di Corradino, una figura tanto amata dal dittatore nazista.
Entrati all’interno della chiesa, i soldati tedeschi trovarono solo padre Elia Alleva, unico custode presente in quel momento. Il padre carmelitano cosa fece? Per non aver problemi decise portarli nel luogo ove si trova ancora oggi la lapide, frantumata per chi sa quali motivi e mutila delle parti che hanno indotto all’errore. Il sesto rigo, inizia con le seguenti parole: il piedistallo: fortunatamente, in quell’epigrafe mancavano delle parole importanti che avrebbero permesso alle SS di trovare i resti del giovane sovrano.
Ovviamente i nazisti non la presero bene, e molto irritati per non aver trovato i resti di Corradino, spostarono la statua con tutto il piedistallo due o tre metri dal suo posto. Furono spezzate le tre lapidi che erano a terra ma senza trovare niente; non si arresero e fecero anche un grosso buco nel muro del pilastro alle spalle del monumento, anche stavolta senza esito positivo.
Se ne andarono via dalla basilica, mentre i resti di Corradino di Svevia riposano ancora all’interno del piedistallo della statua.
Un Abbraccio Storico