Un Cioccolatino Storico. Un salto tra le pagine storiche della Roma popolana
ROMA – Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti in questo nostro nuovo cioccolatino storico. In questo ultimo lunedì di gennaio ci pacerebbe farvi partecipi di un viaggio all’interno della Roma popolana per scoprire alcuni modi di dire che tutt’ora persistono nella nostra moderna naturalità. Il nostro collega Vito Leo, nell’articolo inerente al Pantheon pubblicato qualche giorno fa, oltre nel descrivere questo importante monumento, ci ha voluto anche spiegare uno dei modi di dire più famosi e conosciuti in tutta Italia, ovvero: “Er giro de peppe”.
Viceversa, oggi vi racconteremo la storia di due modi di dire tipicamente romani (anche se vengono usati, ormai, anche in tutta Italia): il primo è il classico “Mortacci tua” ed il secondo è “A chi tocca nun se ‘ngrugna”. Dai, seguiteci, sarà un viaggio assai affascinante!
Quante volte ci siamo sentiti dire oppure abbiamo detto “Mortacci tua”? E’ un termine che lo possiamo utilizzare in due varianti: quella bonaria o meglio scherzosa oppure in quella arrabbiata. Aimè il detto in questione però ci fa presagire che è una vera e propria accusa terribile di discendere da parenti pessimi e spesse volte spregevoli. Però la storia di questo detto si perde nella notte dei tempi: alcuni studiosi hanno sostenuto che, in qualche modo, tale detto provenga da due feste pagane ovvero i Parentalia e i Ferialia in poche parole la commemorazione dei defunti nell’Antica Roma. Bene l’origine di tale detto può provenire anche dal grande culto che avevano i romani per i morti. Pensate tale culto era talmente sentito che le anime dei stessi defunti potevano diventare anche veicoli di maledizioni contro coloro che non stavano particolarmente simpatici.
Il rinvenimento delle “Defixiones” ce ne dà una prova! I Defixiones non erano altro che fogli di metallo in cui venivano incisi con un chiodo ed una procedura particolare anatemi, maledizioni etc e successivamente venivano inserite dei sarcofagi di coloro che hanno avuto una morte violenta. Tornando al nostro detto. “Li Mortacci tua” può avere delle varianti così complesse che alcune sono vere e proprie opere d’arte letterarie! Una di questa è: “li mortacci tua e de tu nonno ‘n cariola co le zampe de fora”. Tale espressione, abbastanza colorita, è legata alla deposizione dei morti su appositi letti chiamati proprio “cariole”. Tale sorte era riservata alle classi più povere della città, che non potendo avere le risorse economiche per guadagnarsi una sepoltura dignitosa utilizzavano tale “cariola”.
Infine, per dare una spiegazione al secondo modo di dire, ovvero “A chi tocca nun se ‘ngrugna” ci dobbiamo spingere ulteriormente all’interno della Roma popolana. Il proverbio in questione significa, in poche parole: “a chi capita, non se la prenda, non reagisca”. Insomma è un modo meno elegante per dirti “non prendertela”: ciò che emerge, leggendo il proverbio in romanesco soprattutto, è l’elemento fisiognomico ovvero il grugno. Questo “grugno” rappresenta il volto animalesco che assume la faccia umana in un determinato momento … quando le cose ti vanno male, insomma. Ma com’è nato questo proverbio? Immaginiamoci di essere all’interno di un’osteria e tra un goccio di vino ed un piatto di rigatoni alla pajata sentiamo le grida di coloro che stanno giocando al celebre gioco della Passatella. Penso che non ci sarà bisogno di spiegarvi cosa sia, bene il tizio che perdeva la partita restava a secco, o meglio, non beveva. Allora, il vincitore o i vincitori, guardando la faccia triste del perdente esclamavano: Ahò, A chi tocca nun se ‘ngrugna”.
Un Abbraccio Storico.