Un Cioccolatino Storico. “Una gatta nella mangiatoia” storia di gattini, di arte e di fede

AVEZZANO- Buongiorno e Buon Natale carissimi lettori, ma soprattutto benvenuti al consueto appuntamento con i racconti del Cioccolatino Storico. In occasione del Santo Natale ci piacerebbe raccontarvi una storia che legata la dolcezza degli animali con la forza della fede. Insomma sarà una storia adatta anche ai più piccini.

In foto: La Natività di Giotto (Padova, Cappella degli Scrovegli)

Ma prima di addentrarci all’interno di questa storia, ci piacerebbe porvi questa domanda: “Avete presente i gatti soriani, quelli che noi chiamiamo comunemente i “gatti tigrati”? Scommettiamo di sì, sono bellissimi (come tutti i mici d’altronde). E qui scendiamo ulteriormente nel particolare, avete mai notato una lettera M disegnata sul muso, proprio sopra gli occhi e appena sotto le orecchie? Se non ci avete mai fatto caso, dopo aver letto questo racconto troverete il significato di quella M assai particolare.

In foto: un simpatico gattino all’interno di un presepe (Foto web)

Immaginiamoci di trovarci nei pressi della grotta di Betlemme in quella notte che “parea miezojuorno” usando una frase di Sant’Alfonso Maria de Liguori (Quanne nascette ninno) e accanto a San Giuseppe, alla Madonna con il bambino Gesù comparve una gattina grigia tigrata, pronta a far nascere anche lei i suoi cuccioli quella stessa notte… proprio come Maria! E così fu.

Successivamente mamma gatta fece qualcosa si dolcissimo: dopo aver nutriti i suoi micetti, andò dalla Sacra Famiglia, si mise accanto al piccolo Gesù e lo riscaldò. Maria, si commosse l’avrebbe accarezzata sulla fronte con gesto d’affetto. Proprio da questa carezza sarebbe scaturito il “marchio” della sua iniziale, una “emme” per l’appunto. Tale leggenda o storiella, che dir si voglia, è stata ripresa anche dall’arte. Ora vi faremo alcuni esempi e vi mostreremo alcuni quadri.

In foto: Giulio Romano, Madonna della Gatta

Tra il 1522 ed il 1523 quel grande geniaccio di Giulio Romano realizzò un’opera assai bellissima dal titolo “La Madonna della gatta” attualmente conservata presso il Museo di Capodimonte a Napoli. Ne quadro vediamo la Madonna con il Bambino Gesù affiancati da Sant’Anna e dal piccolo Giovanni il Battista. Il Bambino siede a cavalcioni sulla gamba della madre mentre si protende verso San Giovanni vestito con un mantello di peli di cammello legato con una cinghia alla vita (prefigurazione della descrizione evangelica). Ai loro piedi, in primo piano, è situata la culla di legno decorata con un fregio classico raffigurante una divinità alata; su di essa è abbandonato di traverso il bastone di canna su cui è arrotolato il cartiglio del Battista «ECCE AGNUS DEI». Sul fondo, in una prospettiva di ambienti in sequenza, compare la figura in lontananza di San Giuseppe: mentre vicino ai piedi di Sant’Anna vediamo la gatta.

In foto: Federico Berocci, Madonna della Gatta

Viceversa nel 1598 Federico Berocci da Urbino realizzò la sua versione della “Madonna della Gatta”, opera attualmente conservata a Firenze. Lo schema dell’opera è simile a quello del Romano, ci sono Maria, Gesù, Sant’Anna, il piccolo Giovanni Battista e Giuseppe (sempre nascosto) però questa volta la gatta sta allattando i suoi piccoli accanto alla culla di Gesù.

E’ una leggenda, lo sappiamo.. ma la M c’è sulla fronte dei gattini tigrati.

Buon Natale.

Un Abbraccio storico
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