Un Cioccolatino Storico. “Visioni d’Abruzzo”. Uno scrittore, quattro compari e una Fiat 40 HP alla scoperta della Marsica
AVEZZANO- Buongiorno carissimi lettori ma soprattutto benvenuti al primo appuntamento dell’anno con i racconti del Cioccolatino Storico. Siccome ci avviciniamo sempre più al 108esimo anniversario del Terremoto di Avezzano abbiamo deciso di raccontarvi, in una serie di Cioccolatini, la vita nella Marsica prima, durante e dopo il tremendo sisma del 13 gennaio 1915.
In questa “prima puntata” ci piacerebbe farvi scoprire ciò che il celebre scrittore e poeta piemontese Giovanni Cena scrisse sulla Marsica prima del tremendo sisma. Tali parole le troviamo scritte in una sua breve opera dal titolo molto evocante, “Visioni d’Abruzzo: una settimana in automobile” in cui l’autore vuole mettere il pubblico italiano a conoscenza delle bellezze degli Abruzzi.
Era il 12 luglio del 1909 quando Giovanni Cena e quattro compari partirono, su una Fiat 40 HP da Porta San Lorenzo, in direzione degli Abruzzi. Il tempo meteorologico non era di certo dei migliori, infatti Cena ce lo racconta espressamente dicendo che: “il cielo era cupo, la Campagna uggiosa: piovigginava”. Ma ciò non spaventò il gruppo di amici che partirono ugualmente alla volta degli Abruzzi.
“L’automobile, una Fiat 40 HP, in cui sono io con quattro compagni, fila tranquillo sul Pian del Cavaliere: il velo di nubi si apre un istante e un lembo d’azzurro s’affaccia come per darci il benvenuto: un raggio di sole ci addita sulle cime che cingono la vasta conca e alle loro falde alcuni castelli e paesi, alcune macchie boscose, larghi campi di frumento appena galleggiante: a lato della strada un campanile romanico segna il luogo dove fu Carseoli, la colonia romana fondata a tener domi gli Equi”.
Dopo aver passato velocemente a Carsoli – prima non esistevano gli autovelox- per non svegliare la popolazione, il gruppo dovette fare i conti con un problema meccanico che venne risolto prontamente. Però, tutta quella fatica venne ricompensata dall’ottima accoglienza da parte degli abitanti di Tagliacozzo, Cena scrisse:
“Tagliacozzo ci riceve con spari di mortaretti e suoni di trombe; la bella piazza e le due rocce imminenti che paion vigilarlo, ne echeggiano: ciò contrasta gradevolmente col troppo ruvido saluto che il monte ci ha dato […]”.
Furono talmente accolti bene che gli venne offerta persino: “Una tazza di cioccolatte rimette un pò di calore negli assiderati e qui il sindaco di Tagliacozzo inaugura la serie dei ricevimenti che l’Abruzzo ha largito troppo numerosi ospiti d’una settimana”. Una volta rifocillati il gruppo riprese il viaggio, passò per i Piani Palentini e giunse a Magliano de’ Marsi, a Rosciolo e ad Alba Fucens per poi arrivare ad Avezzano.
“Avezzano non offre nulla di attraente al visitatore, fuorché un quadrato e massiccio castello, due porte d’una chiesa cadente del XII secolo e qualche altro particolare. È situata tutta in piano ed ha fisionomia d’una piccola città moderna, col suo giardino pubblico, la luce elettrica, le vie in trasformazione. Questo ci avvertono gli ospiti, promettendo grandi miglioramenti della città, mentre ci indicano un riparo per la notte preparatoci nella Scuola Normale e guidano le automobili in un magazzino del palazzo Torlonia, vastissimo locale dove i nostri veicoli possono riparare tutti e che ci dà una prima idea della grandiosità delle opere del Fucino”.
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Cena non è tenero con la città di Avezzano e soprattutto con i suoi abitanti, vede tante potenzialità ma poca voglia di fare: “Ad Avezzano hanno fatto veramente la scoperta dell’automobile” sottolinea ironicamente. Ma se da una parte c’è l’ironia, dall’altra c’è la meraviglia: lo scrittore ed i suoi compari restarono a bocca aperta nel vedere la magnificenza del prosciugamento del Fucino. Pensate che la Piana el Fucino verrà paragonata alla Maremma e al Tavoliere delle Puglie. Ma una cosa sottolinea Cena – in relazione al clima di guerre coloniali che si stavano prospettando all’orizzonte, tra il 1909-1910 vi fu una mobilitazione discreta che porterà, tra il 1911-1912 alla guerra italo-turca- ed è tutt’ora attuale: “Un governo colonizzatore… all’ interno, inizierebbe dieci imprese come questa del Fucino e rimetterebbe in valore l’Italia e gli italiani”.
(foto web)
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L’arrivo a Pescina e Celano non fu dei più semplici, anzi.. dopo aver visitato sia la casa di Mazzarino (Pescina) ed il Castello Piccolomini (Celano):
“Una folla enorme ci viene incontro emettendo grida altissime, incomprensibili. E qui ho la prima e unica impressione violenta d’Abruzzo: è veramente la folla ritratta in certe tele di Michetti, in certe pagine di D’Annunzio. I visi, con gli occhi fissi o stralunati, paiono sconvolti da febbre o da ebbrezza; sono di deliranti. «Alla piazza! Alla piazza!» urlano donne e uomini afferrandosi alle vetture, salendo sulle predelle, sordi ad ogni nostra protesta. Ci stupisce che non avvenga qualche accidente, poiché vecchi e fanciulli, madri coi poppanti in collo appaiono, scompaiono in mezzo al trambusto. Non accenna veramente tutta quella folla ad atti ostili, ma sembrano, pur baciando gli sportelli, taluno giungendo le mani come davanti a un santo, volerci imporre una loro volontà risoluta”.
Ma vi fu una spiegazione per tali tafferugli:
“Riusciamo, coll’aiuto dei carabinieri a cavallo, a divergere in una strada e raccoglierci fuor del paese. Mentre i carabinieri ci spiegano le ragion i della strana accoglienza, dispute elettorali a cui ci si voleva fare partecipi, il clamore non scema”.
La settimana prossima andremo alla scoperta dei paesi del Fucino.
Un Abbraccio Storico