“Un’altra opera inutile e dannosa a Sulmona: la centrale termoelettrica di Metaenergia” dura la denuncia del Coordinamento No Hub del Gas
SULMONA – “Con la stessa convinzione e determinazione con cui, da 14 anni, stiamo contrastando la centrale di compressione Snam, ci opporremo alla nuova centrale termoelettrica, alimentata a metano, che il gruppo italiano Metaenergia vuole attivare nel nucleo industriale di Sulmona. Si tratta di una centrale con una potenza di 99,2 Mwt (pari a quella della Snam di 99 Mwt) che Metaenergia, con impianti della multinazionale finlandese Wartsila, intende mettere in funzione non solo a Sulmona, ma anche in altre quattro città italiane: Gorizia, Piombino, Cassino e Melfi.” questa la presa di posizione del Coordinamento No Hub del Gas.
“Secondo il presidente di Wartsila queste centrali avrebbero lo scopo di favorire una rapida transizione verso un futuro di energie rinnovabili. Esse si renderebbero necessarie per assicurare il “bilanciamento” dei flussi di energia nella rete elettrica “quando le energie solare ed eolica, intrinsecamente variabili per loro natura, vengono introdotte in minore quantità.”
Riportando l’affermazione del Presidente di Wartsila, il Coordinamento spiega: “Tutto positivo e condivisibile quindi? No perché si tratta di un’altra opera inutile e dannosa. Esiste, infatti, una valida alternativa più efficiente ed economica, che può essere messa in atto allo stesso scopo. Questa alternativa, già disponibile, è il pompaggio idroelettrico che può compensare senza ricorrere all’uso di centrali a gas che immettono CO2 in atmosfera insieme ad altre sostanze nocive (PM10, 2,5, particolato secondario); un sistema utilizzato dalle centrali idroelettriche con due bacini: uno a monte da cui l’acqua, con una condotta forzata, muove le turbine producendo energia elettrica e l’altro a valle da cui l’acqua, quando c’è minore richiesta di energia, viene riportata a monte per essere utilizzata nei momenti di maggior consumo. Inoltre l’energia rinnovabile non viene sprecata quando è in eccesso perché è utilizzata per il pompaggio idroelettrico, mentre questo non è possibile con le centrali termoelettriche.”
Aggiungono, gli stessi scriventi: “Nulla di condivisibile, pertanto, con quanto dichiarato dal presidente di Wartsila, perché a pagare saranno ancora una volta i cittadini e le imprese che vedranno aumentare ulteriormente il costo della bolletta energetica; non solo, ma con gravi conseguenze sulla qualità dell’aria e sulla salute. L’Italia è il paese europeo che ha più potenza e capacità di pompaggio idroelettrico, quasi 8 Gw (G equivale a un miliardo), ma attualmente ne vengono utilizzati 1 – 2 Gw. In questo settore l’Enel, con 5,8 Gw, ha quasi un monopolio. Che si tratti di un sistema efficace è la stessa Enel a sottolinearlo. Nel suo sito infatti, si legge che il pompaggio idroelettrico è “la forma di stoccaggio dell’energia elettrica più competitiva e affidabile, in grado di garantire un utilizzo efficiente del surplus energetico e di restituire grandi quantità di energia”.”
E ancora : “Si tratta di impianti importanti per la gestione della rete elettrica, perché sono in grado di entrare in servizio in tempi rapidissimi per far fronte alle variazioni di carico sulla rete, sono molto affidabili e sono anche svincolati dall’idrologia, perché lavorano in gran parte a ciclo chiuso”. Se dunque il sistema del pompaggio idroelettrico, come dice l’Enel, è efficiente, più competitivo ed affidabile perché non viene utilizzato con tutta la sua potenzialità anziché far ricorso ad una fonte energetica fossile che, per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione fissato dall’Accordo di Parigi, dovremmo cominciare ad abbandonare?”
Aggiunge sempre il Coordinamento No Hub del Gas: “Il pompaggio idroelettrico può svolgere, senza inquinare, la stessa funzione di bilanciamento delle centrali termoelettriche in modo più efficiente ed economico. L’Enel potrebbe partecipare alle aste del capacity market che danno la possibilità di accedere agli incentivi con i suoi impianti di stoccaggio idroelettrico, invece preferisce farlo con le centrali termoelettriche probabilmente perché i primi sono già da tempo ammortizzati, mentre le seconde dovrebbero essere dismesse senza rientrare negli investimenti fatti per costruirle: scelte che guardano solo all’interesse dell’impresa a danno della collettività.”
“Per quanto riguarda la Valle Peligna, potremmo avere non una, ma due centrali della stessa potenza, se si realizzerà anche l’impianto di compressione della Snam, raddoppiando l’inquinamento dell’aria. Ciò è particolarmente grave se si considera che la Valle è caratterizzata dal fenomeno dell’inversione termica che ostacola la dispersione degli inquinanti nell’atmosfera. E’ paradossale che le amministrazioni pubbliche autorizzino queste centrali guardando solo all’inquinamento di ogni singolo impianto, senza considerare gli effetti cumulativi di più sorgenti!” concludono.