Vertenza LFoundry Avezzano. Appello dei sindacati alle istituzioni: “Fare qualcosa subito. Questa dirigenza non è interessata allo sviluppo”
AVEZZANO – Un vero e proprio grido di allarme e di dolore quello che questa mattina, nella sala riunioni del Comune di Avezzano, i sindacati metalmeccanici Fiom, Uilm e Fim, hanno lanciato davanti a rappresentanti istituzionali e politici.
Presente il Sindaco di Avezzano, Giovanni Di Pangrazio, nonché esponenti della politica provinciale e regionale, oltre che locale, Elvira Simona De Sanctis, della Fiom-Cgil, Michele Paliani della Uilm-Uil e Antonello Tangredi Fim-Cisl, unitamente ai membri delle Rsu di stabilimento, hanno parlato di una situazione gravissima.
Nel documento, che riportiamo in forma integrale, i sindacati parlano di un’azienda che punta alla riduzione del costo del lavoro, senza alcun programma di sviluppo e innovazione per il futuro.
Una condizione, quindi, ben diversa da quella sbandierata, non più di un anno e mezzo fa, da qualcuno che parlava di situazione in LFoundry ottimale e senza problemi, insomma, il solito “va tutto bene” che altro non era che nascondere consapevolmente la polvere sotto il tappeto.
Questo il documento presentato dai sindacati.
«Il 24 maggio2024 la delegazione sindacale composta da FIM, FIOM, UILM provinciali e la RSU LFoundry ha affidato le proprie preoccupazioni per il futuro dello stabilimento marsicano ad un documento inviato alle istituzioni locali, regionali e nazionali.
A distanza di quasi sei mesi la parte dell’informativa che riguardava le criticità della realtà avezzanese e le preoccupazioni dei dipendenti per le scelte della proprietà, ha preso forma in occasione dell’incontro del 29 ottobre presso il MIMIT, nel corso del quale l’amministratore delegato Marcello D’Antiochia, oltre a mostrare il grandioso, solito piano per il futuro, che di volta in volta viene spostato in avanti di uno/due anni, ha illustrato una serie di provvedimenti ad altissimo impatto sui lavoratori che però sono state titolate come “opportunità”:
- Licenziamento di tutto il personale in somministrazione (poco più di 130 lavoratori)
- Internalizzazione del servizio di guardiania (11 vigilantes licenziati)
- Esternalizzazione del servizio di help desk (8 persone perdenti ruolo nell’organizzazione)
- Demansionamento di 80 lavoratori indiretti
- Formazione finanziata dalla Regione Abruzzo
- Esenzione dall’EUA (emissioni di CO2)
- Maggiorazioni turno come da CCNL
- Turnazione alternativa per i part time
- Non restituzione dei superminimi assorbiti in occasione del rinnovo del CCNL.
Di fatto la dirigenza pensa di rendere competitivo lo stabilimento verso il mercato cinese erodendo fortemente il costo del lavoro e puntando a sconti istituzionali, di prodotti veri da immettere sul mercato nemmeno l’ombra.
È questo il cuore della questione: da quando si è insediata, questa dirigenza, che sicuramente fa ciò che la proprietà ordina, non ha portato un solo prodotto sul mercato, contando invece sulla vecchia commessa del cliente storico.
Le criticità illustrate nel documento sindacale di maggio 2024
Non sono infatti ancora chiare tempistiche e modalità con cui la transizione dai Sensori d’Immagine ai dispositivi Power, voluta dalla proprietà cinese, avverrà e se questa sarà sufficiente alla sostenibilità del sito e dei suoi livelli occupazionali.
Criticità
- Le scelte organizzative e gestionali interne, finalizzate ad un significativo taglio dei costi ad inevitabile ricaduta sulle spalle dei lavoratori, dei loro carichi di lavoro, della sicurezza dell’ambiente in cui operano e della qualità con cui si svolgono importanti mansioni lavorative, minano il capitale di fiducia, motivazione e sinergia faticosamente costruito negli anni;
- Le nuove commesse dei mercati cinesi faticano a decollare e la transizione prevede anche un cambiamento di asset tecnologico (ovvero sostituzione di macchinari), processo per altro irreversibile in caso di fallimento della transizione;
- Il rinnovo del contratto con il monocliente storico di sensori di immagine (OnSemiconductor) non è affatto definito, ma è molto probabile che sarà al ribasso rispetto al precedente, date anche le mutate condizioni del mercato; tale rinnovo sarà comunque a termine e non rappresenterà più, per stessa dichiarazione della dirigenza, la fonte principale di entrate per l’azienda e questo è causa di forte preoccupazione da parte dei dipendenti;
- L’età media dei lavoratori che compiono lavori usuranti, ma fondamentali per la produzione, si è alzata e non si vedono piani che ne tengano conto; in particolare è evidente l’intenzione di sostituire i lavoratori diretti di produzione, che man mano andranno in pensione o decideranno di lasciare l’azienda, con lavoratori somministrati, precarizzando non solo le persone e le loro funzioni, ma anche la qualità e la sicurezza del sito;
- Il ricorso ai fondi pubblici è limitato alle attività non vincolanti a significativi piani di crescita e/o di espansione.
Il documento conclude con una considerazione dei lavoratori
Per quanto sopra esposto e per il fatto che oggi esistono condizioni straordinarie di sviluppo per l’Italia e l’Europa, come definito dall’European Chips Act 20% (il raddoppio delle produzioni di chip in Europa entro il 2030), che potrebbero coinvolgere anche l’interesse pubblico partecipato, non più accessibili se rinviate al punto di non ritorno industriale, riteniamo necessario e urgente mettere il sito avezzanese al centro delle attenzioni dei Governi locali (dal Comune alla Regione) e del Governo nazionale, per garantirne sviluppo e sostenibilità nel tempo, riconoscendone il ruolo strategico nel settore.
Se LFoundry, ovvero la Compagnia cinese, dovesse continuare a non essere interessata allo sviluppo del sito di Avezzano, TUTTI dovremmo prendere atto, magari con calma e stupore, che “il sogno industriale di una terra sta volgendo veramente al termine”».