Vinitaly: Coldiretti chiude con un flash mob in rosa per la pace

In Russia 1 bottiglia su 3 è made in Italy, la preoccupazione delle imprenditrici abruzzesi

PESCARA – Con una bottiglia di vino estero su tre bevuta in Russia che viene dall’Italia, le donne delle cantine scendono in piazza per la pace con un flash mob tutto in rosa per chiedere a Putin di cessare le ostilità.

L’iniziativa è della Coldiretti con le imprenditrici vitivinicole in rappresentanza di tutte le regioni che si sono date appuntamento a Casa Coldiretti a Verona, in occasione della giornata di chiusura del Vinitaly, per mandare un messaggio contro la guerra in Ucraina.

«Tutte indossano delle magliette rosa – spiega la Coldiretti – mentre sui cartelli di legge “Il vino unisce non divide”, “Brindiamo col vino della Pace”, “I colori del vino: i colori della pace”, “Putin, facciamo la pace”.

Rosa anche il prodotto simbolo della manifestazione, il vino rosato nelle più diverse varietà territoriali.

Un messaggio condiviso anche dall’Abruzzo, in cui il settore vitivinicolo è di strategica importanza con una produzione media annua di circa 4.500.000 quintali di uva e 3milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine per un totale di circa 18mila aziende vitivinicole attive e sempre a più alta specializzazione su una superficie agricola complessiva di oltre 32mila ettari.

Un settore che negli ultimi anni aveva registrato una straordinaria crescita, messo a rischio dalla pandemia e ora dagli effetti della guerra in Ucraina.

Le sanzioni contro Putin, le tensioni sul commercio internazionale e la svalutazione del rublo legate al conflitto stanno ostacolando le vendite di vino italiano – sottolinea la Coldiretti – con difficoltà nei pagamenti persino per gli ordini già effettuati.

Alcune spedizioni sono state interrotte, mentre un certo numero di operatori ha ridotto il periodo di differimento dei pagamenti o l’ha annullato del tutto, e nei ristoranti russi è già allarme per le scorte di bottiglie Made in Italy, divenute sempre più popolari».

«La guerra rischia dunque di interrompere un mercato di riferimento importante anche per l’Abruzzo – dice Antonella Di Tonno, responsabile di Coldiretti Donne Impresa Abruzzo – attraverso le sanzioni decise nel 2014 da Putin in ritorsione contro le misure varate dall’Unione Europea per l’annessione della Crimea.

L’embargo aveva colpito una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi e pesce, ma non il vino che ha continuato in questi anni la sua corsa acquisendo sempre più estimatori nella società ex sovietica.

Oggi la preoccupazione, complici i rincari su tutte le materie prime, è tanta e rischia di mettere a repentaglio un settore fondamentale dell’economia agroalimentare abruzzese, con una filiera che costituisce il principale comparto agricolo regionale (21% dell’intera PLV, la più elevata incidenza tra le regioni italiane) e una produzione media di vino rappresentata dal 70% di vini rossi e da un restante 30% di bianchi.

Una realtà sempre più fiorente anche per i numerosi apprezzamenti che arrivano dall’estero, che finora si erano tradotti con una consolidata crescita delle esportazioni anche in Russia.

E poi, a parte e conseguenze sull’economia, la guerra in corso ci preoccupa e non ci lascia indifferenti nei confronti di tutti coloro che vivono il conflitto in prima persona».

«Il senso di responsabilità e di solidarietà appartiene da sempre al mondo delle donne ed in particolar modo degli agricoltori.

In un momento difficile come questo, senza precedenti, dove ognuno di noi deve cercare di dare il proprio contributo alla popolazione ucraina – afferma la responsabile nazionale di Coldiretti Donne Impresa Chiara Bortolas – ci sembra opportuno smuovere le coscienze anche attraverso azioni simboliche come un flash mob per denunciare le brutalità dei conflitti e per gridare in nostro no alla guerra. 

Inoltre come donne e imprenditrici agricole, non possiamo non immedesimarci nel dolore delle tante madri costrette a fuggire dalle proprie case e che oggi si trovano a dover abbandonare i propri compagni per portare in salvo i loro figli.

A tutta la popolazione dell’Ucraina va il nostro più sentito sostegno». ​

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