Vita dopo la vita
C’è vita dopo la morte? E’ una domanda alla quale da millenni l’uomo cerca di dare una risposta. Pensare che emesso l’ultimo respiro tutto finisca lì è una cosa che ha sempre disturbato il pensiero della nostra razza. La coscienza che alla fine abbandoni il mondo e le tue cose e sparisci, così, nel nulla, certamente dà un bel po’ fastidio. Che diamine non è giusto! Ma la domanda in questione ne sottende una seconda, fondamentale: esiste l’anima? Qui inizia la guerra delle scuole di pensiero. Quello religioso, tolti i taoisti, afferma che l’anima esiste e che si diparte, al momento della morte, con armi e bagagli dal corpo del deceduto per andare altrove a seconda della religione di cui si è credenti. Il pensiero scientifico razionalmente accetta la fine come termine della materia in quanto “uomo”, si mette l’animo in pace e col motto di “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” si allinea al postulato di Lavoisier e aspetta al più di diventare concime per piante, gas metano o illuminare di sè un cimitero con un bel fuoco fatuo.
Sull’esistenza dell’anima e sulla vita nell’oltretomba son pieni i libri e ognuno dice la sua. La dimostrazione tangibile non c’è: i dogmi della religione devono essere sostenuti con una convinzione tanto maggiore quanto meno sono comprensibili alla ragione. Insomma se hai fede devi credere per quanto questo possa apparire incredibile per dirla con Tertulliano. Il credente, però, non si ferma qui. Questa “cosa impalpabile” la dobbiamo per forza avere perché è quello che ci fa vivere in eterno, d’altro canto se le spoglie mortali stanno lì a marcire sotto i nostri occhi, qualcosa ci deve pur essere per renderci immortali. Se esiste l’anima esiste pure l’aldilà, l’oltretomba, sennò dove diavolo si va una volta distaccati dal corpo fisico? La sto facendo breve perché altrimenti sul concetto di corpo non se ne esce più in quanto. stando ad alcuni, ce ne sono sette!
Voglio farvi una domanda: quanto pesa l’anima? Se non conoscete la risposta ve lo dico io: 21 grammi! Come faccio a saperlo? Ebbene un medico americano, Duncan MacDougall, ha cercato di misurare la massa persa da un essere umano quando l’anima abbandona il corpo. Per dimostrare la cosa si mise di buzzo buono, pesò sei persone al momento del trapasso e pubblicò i risultati sul New York Times. Come fece? Carta e penna registrò il peso dei moribondi durante la degenza. Poco prima della morte fece poggiare i loro letti su bilance precisissime, con un margine d’errore di 5,6 grammi. Il nostro medico registrò non solo l’ora esatta del decesso di ciascun paziente, ma anche il tempo totale trascorso sul letto e le variazioni di peso avvenute al momento del decesso. E i fluidi corporei? Calcolò pure le perdite di sudore, urina, ossigeno e azoto. Il risultato fu che un paziente appena morto perse istantaneamente peso, che poi riacquistò, mentre altri due, dopo il primo “dimagrimento”, continuarono a calare… . Il Nostro fece pure una controprova: pesò 15 cani al momento della morte, non riportando nessuna perdita di peso, quindi non avevano anima. Affermò successivamente in un suo articolo che l’anima “di un uomo flemmatico, lento nel pensiero e nell’azione rimane sospesa nel corpo dopo la morte, durante il minuto che passa prima che arrivi la coscienza della sua libertà“. Inutile dire che la comunità scientifica lo mando quasi “a quel paese”.
A parte i 21 grammi, l’anima di cosa consiste? Di che è fatta? Chi dice che è fatta d’amore (e vabbè…) chi dice che è fatta di Quanti. Non i “guanti”, quelli si infilano sulle mani, i quanti, invece, sono una quantità minima al di sotto della quale non possono avvenire scambi. Chiaro? No? Guardate non è chiaro nemmeno ai fisici quantistici, pigliatela così come ve l’ho detta. Scrive San Pio X “l’anima è la parte più nobile dell’uomo, perché è sostanza spirituale, dotata d’intelletto e di volontà, capace di conoscere Dio e di possederlo eternamente. (…) l’anima nostra non si può né vedere né toccare perché è spirito. (…) l’anima umana non muore mai: la fede e la stessa ragione provano che essa è immortale“. Insomma non si riesce sia da una parte che dall’altra a darcene una descrizione realistica o una prova provata. Rimango dell’idea che bisogna avere fede per credere in quello che è indimostrabile e allo stesso tempo avere fede per dimostrare ciò che è indimostrabile.
Coloro che asseriscono con certezza l’esistenza dell’anima, come il medico di cui sopra, ci fanno sorgere la domanda: questa anima dove va a finire una volta morti? Chi ritorna da una esperienza pre morte, (quelli che parlano bene la chiamano NDE acronimo di Near Death Experience), ci racconta del tunnel al cui termine si vede una forte luce nella quale si intravedono ad accoglierti nonni, zii e genitori; se ti dice bene, a volte, c’è pure qualche santo. In alcuni casi questi spiriti, come in certi film, ti dicono che non è la tua ora, che devi tornare indietro anche se a te la cosa non piace. Mi domando: Se l’anima è luce, amore, un insieme quantico o quel che sia, perché sta lì ad aspettarti in cima al tunnel con la faccia di tuo cugino o di tuo nonno? Questa faccenda presumerebbe che i trapassati stanno lì a vagare in tondo e non vedono l’ora che arrivi qualcuno dal mondo dei vivi. Quando arriva il parente fresco di morte, perché lo accolgono solo pochi membri della famiglia? Forse ci sarebbe troppo affollamento, forse alcuni se ne fregano bellamente di te? Ma poi chi esercita la professione di fantasma è esentato dall’attendere i propri cari alla fine dei tunnel.
I buddhisti vedono la vita oltre la morte in un diverso modo. Hanno il Samsara, cioè la ruota delle reincarnazioni, che devi riuscire a spezzare, con il buon comportamento nelle vite terrene, per tornare in Cielo. Nella metempsicosi (sarebbe la reincarnazione parlando come un saccente) c’è pure il rischio di incarnarti non solo in una persona, ma anche in un animale, una pianta e via discorrendo. Ma non finisce qui. Quando si muore, sempre secondo i buddhisti, si finisce per diverse settimane nel Bardo Tödröl e lì si incontra di tutto in una sorta di allucinazione da LSD. Terminate le allucinazioni parte la reincarnazione che potrebbe rivelarsi anche peggiore. “Ad Allah apparteniamo e a Lui facciamo ritorno” (Corano: II, 156). Ci dice la religione Islamica, simile per certi versi al Cristianesimo e anche questa cosa mal s’attaglia al solito tunnel. Avete mai sentito un seguace di Maometto parlare di NDE?
Secondo gli scienziati queste esperienze pre morte sono il risultato di reazioni chimiche nel cervello. Tra l’altro possono verificarsi anche in presenza di un forte dolore fisico (-Ho dato una botta così forte che ho visto tutti i santi!-), durante un’improvvisa perdita di coscienza, in alcuni stati meditativi o ancora per effetto di sostanze allucinogene. Il tipo di visioni si verificherebbero anche in base all’età, religione e cultura di appartenenza. I bambini raccontano spesso di aver incontrato insegnanti o amici “nella luce”; gli induisti, di essersi trovati al cospetto del dio della morte, Yamraj. Gli americani di aver visto Gesù, noi italiani svariamo, invece, dal Padre Eterno al santo a cui siamo votati.
La scienza, ad ogni modo, ci fornisce una spiegazione del fenomeno. Secondo i neuroscienziati Olaf Blanke e Sebastian Dieguez esistano due tipi di NDE. Uno, associato all’emisfero sinistro del cervello, che causa un senso alterato del tempo e l’impressione di volare. Il secondo, che coinvolgerebbe l’emisfero destro facendoci vedere spiriti, comunicare con loro, ascoltare musiche celestiali. Insomma il caos che sussiste in quel momento tra regioni cerebrali spiegherebbe l’ampia gamma di esperienze pre-morte riportate e la loro diversità.
Tutti spiegano tutto ma alla fine non spiegano un bel niente. Chi, dopo la morte, vuole che andiamo a vivere su piani astrali diversi, chi ci racconta che siamo riassorbiti nella Luce del Creatore, chi ci manda di qua e chi di là, sta di fatto che non si spiegano tunnel, parenti, amici e fantasmi che son cose spesso in contraddizione tra loro. Se sono assorbito nella luce che ci faccio lì a sbirciare dal tunnel aspettando mio cognato? Se sono un reincarnato, quando mi sporgo dal tunnel, devo avere l’aspetto di una delle mie vite precedenti per attendere l’arrivo di un parente (potrei avere avuto due o più famiglie)? Termino qui. Non voglio indurre nessuno a credere o a non credere nella vita dopo la morte e a tutto quel che ne segue: è una cosa strettamente personale, però, lasciatemelo dire, quanti dubbi ci sono sull’argomento… . Un saluto da un metro e mezzo di distanza finché sto ancora quaggiù.