“Viva Re Francesco II…anzi no!”. 162 anni dalla fine della storica insurrezione di Roccamorice
ROCCAMORICE – “Il professor Johnston diceva spesso che se non sapevi la storia, non sapevi nulla. Eri una foglia che non sapeva di essere parte di un albero”. Questa stupenda citazione dello scrittore statunitense Michael Crichton può ben descrivere una storia che accade ben 162 anni fa nel paese di Roccamorice. Erano giorni frenetici per la nostra cara Italia.
Il 21 ottobre di 162 anni fa andò in scena un plebiscito che doveva annettere il Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna. Però, in paese, non tutti erano favorevoli nel cambiar “padrone”.
Durante lo spoglio delle votazione, mentre tutti si aspettavano un grido unanime alla gloria del Savoia, sì udì “Viva Francesco II” e subito iniziarono le baruffe.Da semplice zuffa si trasformò in vera e propria insurrezione.
Il suono delle campane richiamò la popolazione che viveva fuori dal paese e che, di certo, non avevano tanta “voglia” di assecondare le mire dei nuovi padroni piemontesi.Inizialmente la guardia nazionale tenne testa ai rivoltosi ma, mano-mano, le cose cominciarono a peggiorare.
Non tenendo testa ai rivoluzionari Antonio Cafarelli, Antonio D’Amario e Donato d’Angelo,corsero verso Caramanico per chiedere l’intervento di Angelo Camillo Colafella, che avrebbe dovuto prendere il comando della reazione generale.
Il Colafella non intervenne subito, pensò che tale vicenda fosse esclusivamente una bega interna al paese. Il non intervento fece ripristinare i vecchi “colori” politici, quelli dei Borbone.
Questo clima di restaurazione durò fino al 1 novembre quando, verso mezzogiorno, arrivò il generale Colafella con un reggimento di soldati piemontesi ben armato li raggiunse, entrò a Roccamorice e riportò l’ordine, catturando tutti gli evasi e ripristinò l’ordine.
Tale storia è impressa nell’anima degli abitanti di Roccamorice perché, come afferma Robert Anson Heinlein che: “Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro”.